01/01/2016

Editoriale n. 1 – gennaio / marzo 2016

Il mondo che non esiste più

Notaio Valerio Tacchini

Osservando il mondo che ci circonda dobbiamo comprendere che non è più lo stesso, i cambiamenti intervenuti negli ultimi due decenni sono stati straordinari, epocali e forse irripetibili.

Di fronte a questo stravolgimento globale come hanno reagito le professioni legali e soprattutto quella notarile?

Ad avviso dello scrivente la categoria è stata assolutamente incapace di capire cosa stesse accadendo e di modificare il proprio “DNA”. Dall’avvento del governo Monti, con l’abolizione delle tariffe, il notariato è crollato nella confusione più totale. L’astronave del notariato è scesa sul pianeta terra e tutti i notai si sono dovuti confrontare con il mercato, non essendone abituati, come gli avvocati, e quindi si sta assistendo, oggi, a comportamenti frutto del panico, della mancanza di visione del futuro e del presente, oltre che della paura di quello che arriverà.

La storia del mondo insegna che solo colui che cavalca i cambiamenti, adeguando la propria struttura, il proprio modo di essere allineandolo alla realtà del momento, è capace di sopravvivere, l’alternativa è un lento ma inesorabile declino.

Ho serie difficoltà a comprendere come mai ogni cosa o vicenda del mondo non è più come ognuno di noi l’ha vissuta in passato, tutto si è modificato, eppure noi notai, ma credo anche gli avvocati, non sono riusciti a cambiare passo.

Il mondo o meglio il mercato chiede servizio ed efficienza. Prezzi non necessariamente bassi ma allineati al servizio. Se ho servizio sono disposto a pagare il giusto. Nei momenti di crisi, poi, ci sono solo due vie di uscita, la prima, più semplice e apparentemente più facile è abbassare i prezzi, la seconda di lunga visione, alzare il livello della prestazione. Questa seconda opzione richiede disponibilità, efficienza, voglia di cambiamento.

Per una categoria per anni vissuta su rendite di posizioni diventa come scalare l’Everest in mutande, molto più facile abbassare i costi per attirare clientela.

Questo atteggiamento porta due sciagurate conseguenze: la prima che l’opinione pubblica pensi che per anni gli siano stati rubati i soldi e poi che tutto quello che costa poco valga poco.

Da cittadino qualsiasi se vado da un notaio ricevo questa impressione: “Ho capito poco, non mi hanno considerato e ho dovuto anche pagare” .. Beh, non torna qualcosa.

Qualche anno fa superare il concorso era garanzia di una vita agiata, eri considerato un privilegiato sociale e nessuno, dico nessuno, avrebbe mai messo in dubbio il tuo ruolo.

Ora tutto è cambiato, tutti siamo messi in discussione ed è da questa constatazione che occorrerebbe ripartire.

Cambiare una legge notarile del 1913, assolutamente non in linea con il tempo; cambiare il modo di operare mettendo non il notaio al centro del mondo, ma il cliente al centro dell’attività professionale, attività che dovrà essere ispirata a criteri di rapidità, conoscenza e disponibilità assoluta, senza mortificare il compenso in nome delle responsabilità che ne derivano.

Solo se sapremo cambiare passo potremo dire la nostra altrimenti solo una piccola percentuale di notai sopravviverà con considerazione e consenso mentre la massa sarà costretta a ritirarsi a vita privata…. Ma forse sarà giusto così.