Editoriale n. 4 – ottobre / dicembre 2016
In questo periodo storico, di enormi agitazioni e squilibri socio-economici, un particolare aspetto delle prestazioni intellettuali merita di essere rispolverato e messo in aperta luce per un profilo che, pur risultando oramai dai più trascurato, rappresenta invece, a mio parere, il cuore dell’attività professionale, con particolare riguardo a quella di carattere giuridico.Tra queste, tipicamente quelle dell’avvocatura e del notariato, su tutte, sono attività da sempre ritenute di particolare pregio (poiché “concettuali”) le quali, prima di essere svolte da uomini che offrono un servizio in autonomia, sono, innanzitutto, libere professioni.Tuttavia, è “nelle cose”, il declino dei tempi contamina e travolge anche le persone che li vivono.Non libero dal cliente pare il notaio che autentica le firme di una scrittura privata nonostante lo stesso P.U. abbia espressamente riconosciuto per iscritto, in quel medesimo autonomo atto pubblico steso in calce al patto, di conferire il crisma dell’ufficialità ad un assetto di interessi gravemente difettoso (si rimanda, per ogni riscontro del caso, al dattiloscritto pubblicato nella sezione “novità” del sito della rivista lodd.it).E identicamente dicasi per l’avvocato, che, prigioniero del mandato, assecondi, in ogni possibile sede contenziosa (stragiudiziale e giudiziale), pretese del cittadino, attive o passive, assolutamente inconsistenti o palesemente erronee i
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